Di recente, quando gli è stato chiesto cosa aveva fatto nel weekend, un collega ha raccontato di essersi preso una giornata solo per sé. La risposta ha scatenato un po' di battute in ufficio. Qualcuno gli ha chiesto ridendo: "Che hai fatto, spa e manicure?"
Ma il self-care, un concetto spesso frainteso, non è affatto uno scherzo. Numerosi studi indicano che questa pratica migliora il benessere psicologico e la salute fisica. Le ricerche mostrano che trascurarla è associato a livelli più elevati di sintomi di stress e burnout. "Prendersi cura di sé significa dare al mondo il meglio di te, non ciò che resta di te", scrive la blogger Katie Reed, che si occupa di salute mentale, spiegando perché chi adotta questa pratica è ben lontano dallo stereotipo della "mammoletta" ipersensibile.
Ma come si pratica concretamente il self-care per trarne beneficio? La chiave è scegliere un'attività o un rituale che interrompa il tuo flusso mentale e ti faccia vivere appieno il momento. Per qualcuno può essere la meditazione o la corsa. Per altri un trattamento viso o un pedicure. Ma ricorda: c'è una grande differenza tra fare qualcosa che ti rigeneri davvero e farlo solo per ottenere visibilità sui social. E se, come a me, l'idea di essere manipolato e massaggiato da uno sconosciuto è il tuo incubo peggiore, rigenerarti potrebbe significare un'attività creativa come dipingere, inventare una nuova ricetta o fare una passeggiata fotografica nella natura.
Ho scoperto che uno dei rituali migliori per entrare in uno stato di vera consapevolezza è creare fotolibri. Tutto è iniziato anni fa, quando ho ricevuto un pacco inaspettato per posta: uno splendido libro stampato con i ricordi di un ritiro di scrittura, una settimana trascorsa in dieci in un castello in Francia. Vivevamo tutti in continenti diversi ed era improbabile che ci saremmo mai rivisti; così, uno dei partecipanti ha avuto la splendida idea di raccogliere tutte le nostre immagini in un volume vivacemente colorato. Lo custodisco ancora con grande affetto.